10 abitudini igieniche ripugnanti della regina Elisabetta I

All’ombra della regalità, ha inizio l’orrore. Ti trovi presso il palazzo di Greenwich nel luglio del 1588. L’aria estiva è pesante per il fetore di corpi non lavati, giunchi marci e il profumo nauseabondo usato dai nobili per nascondere la decomposizione sottostante. Dietro le pesanti porte di quercia, la Regina Vergine è in udienza. Avvicinandoti, un odore metallico e terrestre taglia l’aria. Vedi Gloriana, Elisabetta I, vestita d’oro e perle, con il volto coperto da una polvere bianca. Sorride, ma i suoi denti hanno il colore delle foglie secche e il suo alito allontana i cortigiani. Dietro lo splendore della sovrana che sconfisse l’Armada Spagnola si nascondevano orrori indicibili sotto strati di trucco e protocollo.
Elisabetta Tudor era considerata pulita per l’epoca poiché faceva il bagno ogni tre mesi. Nel XVI secolo l’acqua era temuta, ritenuta capace di aprire i pori alle malattie. Quando la regina si lavava, l’acqua del Tamigi, inquinata da scarichi e animali morti, veniva bollita. Il sapone era una miscela aggressiva di lardo rancido, cenere e soda caustica. Tra un bagno e l’altro, la sua pelle accumulava sudore e polveri. Nel 1579, l’ambasciatore francese dovette usare erbe aromatiche per sopportare un’udienza, riferendo che sua moglie svenne per l’odore emanato dal tavolo reale.
Il sorriso di Elisabetta divenne infame a causa della sua dipendenza dallo zucchero, all’epoca simbolo di lusso. Sgranocchiava costantemente dolciumi che corrodevano i suoi denti. Non esistendo igiene dentale, a 40 anni i suoi denti erano neri e si sbriciolavano. Il dolore era tale da impedirle di masticare, costringendola a una dieta di brodi. Il suo medico le prescriveva cure atroci come ferro caldo sulla mascella o sciacqui con urina. L’ambasciatore veneziano descrisse come un miracolo il fatto che riuscisse ancora a parlare nonostante la putrefazione.
Intorno ai 30 anni, la regina iniziò a perdere i capelli a causa del trucco al piombo che le avvelenava il cuoio capelluto. Ricorse a parrucche rosse fatte con capelli veri comprati da contadine, spesso infestati da pidocchi e mai lavati. Sotto la parrucca, la sua pelle era infiammata a carne viva. Ogni mattina applicava il ceruso, una miscela di piombo bianco e aceto che le regalava una maschera di porcellana ma le distruggeva la pelle e la salute mentale. Il veleno causava sbalzi d’umore, perdita di memoria e un sapore metallico costante in bocca.
Il suo guardaroba contava oltre 3.000 abiti preziosi che non venivano mai lavati per non rovinare i ricami. Indossava la stessa camicia di lino per settimane finché non diventava gialla e rigida di sudore. I corsetti di acciaio schiacciavano i suoi organi, causando gravi problemi digestivi e gas intestinali che i cortigiani fingevano di non notare. Anche le sue calze e scarpe erano ricettacoli di batteri e funghi. Le sue unghie erano ingiallite e i piedi presentavano ferite suppuranti che emanavano un odore di formaggio acido, rendendo il compito delle sue dame di compagnia un vero tormento.
Negli ultimi anni, la bocca della regina era una ferita aperta coperta da una patina giallastra di batteri. La lingua era spesso incollata al palato e la saliva era densa e appiccicosa. Per contrastare il fetore, usava il muschio di zibetto, un profumo pungente che però non nascondeva la decomposizione, ma la amplificava. Il suo letto, un monumento di lusso, era in realtà un mausoleo di lenzuola sporche e materassi ammuffiti che assorbivano fluidi corporei per mesi.
Elisabetta I morì il 24 marzo 1603, distrutta dal suo stesso corpo e dal veleno che usava per apparire perfetta. Al momento del decesso, era una donna irriconoscibile, lontana dai ritratti ufficiali. Le sue stanze rimasero contaminate dal fetore per mesi. La storia la ricorda per la sua gloria politica, ma dietro la corona si nascondeva il tragico costo di una vita trascorsa a negare la propria decadenza fisica sotto strati di seta e cerimonie.