7 Marche di FARINA da EVITARE (ma 2 sono ottime)

C’è un ingrediente che nelle nostre case non manca mai. È la base della nostra cultura gastronomica, il pilastro della dieta mediterranea: la farina. La usiamo per il pane della domenica, per la pizza fatta in casa, per i dolci delle feste. Ci fidiamo di quei pacchetti bianchi allineati sugli scaffali, convinti che contengano solo il frutto della terra e del lavoro dei molini. Purtroppo, recenti analisi di laboratorio condotte nel 2024 dipingono uno scenario ben diverso e decisamente allarmante: quella polvere bianca potrebbe nascondere segreti invisibili e pericolosi.
Un’approfondita inchiesta, basata sui test condotti dalla rivista Il Salvagente, ha messo sotto la lente d’ingrandimento i marchi più diffusi nei supermercati italiani. Il risultato? Su 14 farine analizzate, ben 11 presentavano tracce di glifosato o altri pesticidi. Oggi vi sveliamo i nomi delle 7 marche uscite peggio dai test e, per fortuna, le 2 che invece meritano un posto d’onore nella vostra dispensa.
La “Lista Nera”: I Giganti coi Piedi d’Argilla
Non fatevi ingannare dal prezzo o dalla fama del brand. I test hanno rivelato che sia i prodotti discount che i marchi premium possono nascondere insidie. Ecco chi ha deluso le aspettative.
1. Carrefour Manitoba: Un Cocktail Chimico Se cercavate una farina “di forza” per i grandi lievitati, potreste aver portato a casa molto altro. La farina Manitoba a marchio Carrefour ha ottenuto il punteggio peggiore in assoluto. Non si parla di un solo residuo accidentale, ma di un vero mix: Cipermetrina, Piperonil butossido, Pirimifos-metil e Glifosato. Quattro sostanze diverse in un solo pacchetto. E l’origine del grano? Una vaga dicitura “Miscela UE e non UE” che impedisce di sapere se state mangiando grano francese, rumeno o ucraino.
2. Barilla Farina 00: Il Crollo di un Mito Barilla è sinonimo di Italia nel mondo, ma sulla farina la strategia sembra essere cambiata. I test hanno rilevato la presenza di ben sette pesticidi diversi, inclusi il glifosato e agenti nervini come la cipermetrina. Con un punteggio di qualità di appena 4 su 10, sembra che il gigante di Parma abbia puntato sui grandi volumi a discapito della purezza, acquistando enormi quantità di grano da broker internazionali senza garantire quella tracciabilità che ci si aspetterebbe da un leader di mercato.
3. Tre Mulini (Eurospin): Il Prezzo del Risparmio A meno di un euro al chilo, la farina Tre Mulini sembra un affare. Ma come dice il proverbio, “chi più spende meno spende” in salute. Le analisi hanno confermato la presenza di glifosato e altri contaminanti. Per mantenere prezzi così bassi, si ricorre spesso a grani di seconda scelta, vecchi raccolti o stoccaggi prolungati che favoriscono anche lo sviluppo di micotossine. Un risparmio economico che si paga caro a lungo termine.
4. Divella Farina per Pane: Il Tradimento del Sud Storico marchio pugliese, Divella evoca immagini di sole e tradizione. Eppure, i test hanno trovato tracce di glifosato, un erbicida vietato in Italia nella fase di pre-raccolta ma usatissimo in Canada e USA per essiccare il grano. La presenza di questa sostanza svela l’uso massiccio di grani esteri, nonostante l’immagine “nostrana” dell’azienda. Una delusione per chi cercava l’autenticità del Mezzogiorno.
5. Lidl Belbake: Instabilità e Residui Anche Lidl, che negli ultimi anni ha lavorato molto sulla percezione di qualità, scivola sulla farina. Il marchio Belbake si posiziona tra i peggiori per livello di contaminazione da glifosato (0,049 mg/kg). Il problema qui è anche la costanza: affidandosi a fornitori diversi in base al prezzo del momento, un lotto può essere passabile e il successivo pessimo. Inoltre, la farina tende a ossidarsi presto, perdendo profumo e proprietà organolettiche.
6. Esselunga Farina 00: L’Eccellenza Mancata Da Esselunga il cliente si aspetta standard superiori. Invece, la loro farina 00 “Top” ha mostrato tracce di glifosato e ha ottenuto un mediocre 4 su 10. La reazione dell’azienda ai test è stata aggressiva, contestando i dati invece di fare trasparenza. Un comportamento che lascia l’amaro in bocca: paghiamo per un marchio premium, ma otteniamo un prodotto che, chimicamente, non differisce da quelli del discount.
7. Pam Farina 0: Nessun Valore Aggiunto Anche la catena Pam finisce nella rete dei test negativi. La loro farina tipo 0 conteneva 0,20 mg/kg di glifosato. Si tratta di un prodotto generico, senza identità, che non offre né la raffinazione della 00 né i nutrienti di una vera integrale, ma porta con sé il carico residuo dei trattamenti chimici.
La Luce in Fondo al Tunnel: Le 2 Marche da Scegliere
Non tutto è perduto. Esistono aziende che lavorano con coscienza, investendo in controlli e filiere pulite. Ecco chi premiare con i vostri acquisti.
1. De Cecco Farina Biologica: La Regina della Qualità Se volete andare sul sicuro, De Cecco Bio è la risposta. Nei test ha sbaragliato la concorrenza con un punteggio di 9,8 su 10. Zero pesticidi, zero glifosato. L’azienda abruzzese seleziona grani biologici certificati in tutta Europa, garantendo l’assenza totale di chimica di sintesi. La macinazione è delicata e preserva il germe di grano. Costa di più (circa 2,49€ al kg), ma è un investimento diretto sulla vostra salute.
2. Molino Casillo: L’Orgoglio Italiano Per chi cerca il 100% Made in Italy, Casillo è il punto di riferimento. Le loro farine provengono esclusivamente da grani del Sud Italia, con una filiera controllatissima. I punteggi nei test sono ottimi (75-80/100), con assenza totale di pesticidi e un eccellente contenuto proteico. La linea “Altograno”, in particolare, reintegra il germe di grano, offrendo un prodotto saporito, profumato e ricco di vitamine.
Guida Pratica al Consumatore Consapevole
Come difendersi, dunque, quando ci troviamo davanti allo scaffale del supermercato? Ecco poche regole d’oro per non sbagliare più:
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Leggete l’origine: Cercate sempre la dicitura “100% Grano Italiano”. Evitate come la peste le diciture vaghe come “Miscela di grani UE e non UE”.
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Cercate il BIO: La certificazione biologica è l’unica garanzia legale dell’assenza di pesticidi sintetici e glifosato.
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Diffidate dei prezzi stracciati: Una farina di qualità non può costare 40 centesimi. Il lavoro dell’agricoltore e i controlli si pagano. Il prezzo giusto oscilla tra 1,50€ e 2,50€ al kg.
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Usate i sensi: Una buona farina non è bianco calce e inodore. Deve avere un colore avorio naturale e profumare… di grano!
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Premiate la trasparenza: Scegliete aziende che indicano in etichetta la forza (W), le proteine e il nome del molino di produzione.
La salute inizia dalla tavola, e la farina è l’ingrediente principe delle nostre cucine. Ora avete gli strumenti per scegliere: meglio risparmiare un euro oggi o guadagnare in salute domani? A voi la scelta.