Belpietro Accusa Sala :’Agenti Indagati e Spacciatori a Spasso, Assurdo!’

MILANO – C’è un confine sottile tra l’ordine e il caos, e a Milano quel confine sembra essersi spezzato proprio lì, dove la città dovrebbe accogliere il mondo: la Stazione Centrale. Ma quello che vi raccontiamo oggi non è solo l’ennesimo fatto di cronaca nera. È la storia di un cortocircuito istituzionale e morale che sta lacerando il dibattito pubblico italiano. Al centro della tempesta c’è lo scontro frontale tra il giornalista Maurizio Belpietro e il sindaco di Milano, Beppe Sala, su una vicenda che ha del paradossale: un poliziotto che spara per difendersi e finisce indagato, mentre la città sembra scivolare in una spirale di insicurezza.
La Notte della Follia in Centrale Tutto nasce da un episodio che avrebbe dovuto essere routine in una metropoli europea, ma che a Milano si trasforma in guerriglia. Un agente di polizia, in servizio in una delle aree più a rischio della città, si trova circondato. Volano sassi, spuntano lame. Un collega viene preso di mira. In quegli istanti, dove l’adrenalina cancella ogni pensiero razionale e resta solo l’istinto di sopravvivenza, il poliziotto preme il grilletto.
Un atto estremo? Forse. Ma necessario per salvare la pelle. Eppure, il giorno dopo, non arrivano medaglie. Arriva un avviso di garanzia. L’agente, colpevole di non essersi lasciato sopraffare, si ritrova solo, costretto a pagarsi l’avvocato per dimostrare di aver fatto il proprio dovere. È qui che esplode la rabbia di Maurizio Belpietro.
L’Accusa di Belpietro: “L’Ipocrisia al Potere” Il direttore non usa mezzi termini. Per Belpietro, questa situazione è il figlio illegittimo di una gestione politica schizofrenica. Il bersaglio grosso è Beppe Sala e la sua amministrazione. L’accusa? Aver creato un clima in cui le forze dell’ordine si sentono ospiti indesiderati nella loro stessa città.
“Non si può essere sindaco solo per criticare il governo centrale o per definire ‘odiosi’ i controlli di polizia, salvo poi nascondersi quando la situazione esplode”, tuona Belpietro. Il riferimento è alle passate dichiarazioni del primo cittadino, che aveva invocato un “concordato preventivo” per le operazioni ad alto impatto. Una richiesta che, alla luce dei fatti, suona come un tentativo di mettere le manette ai poliziotti prima ancora che ai criminali.
Il Paradosso della Sicurezza “Concordata” Il punto sollevato dal giornalista è di una logica stringente: se la politica vuole avere l’ultima parola operativa sulla sicurezza, deve accettarne anche gli oneri. Non si può pretendere di coordinare le operazioni dalla scrivania di Palazzo Marino e poi lasciare che sia il singolo agente, sulla strada, a pagare il prezzo di decisioni (o indecisioni) prese dall’alto.

Belpietro smaschera quello che definisce un “conflitto culturale”: da una parte c’è chi vede la divisa come un presidio di libertà e sicurezza per le famiglie e i pendolari; dall’altra, una certa ideologia che guarda al poliziotto con sospetto, quasi fosse un elemento di disturbo in una narrazione di città inclusiva a tutti i costi, anche a costo del degrado.
Spacciatori Liberi, Agenti Sotto Processo La fotografia che ne esce è impietosa. Milano appare come una città a due velocità: garantista con chi delinque, severissima con chi dovrebbe far rispettare la legge. “Agenti indagati e spacciatori a spasso, è assurdo!”: questo è il grido che risuona non solo negli editoriali, ma nelle conversazioni dei cittadini esasperati.
Il poliziotto che deve pagarsi le spese legali diventa così il simbolo di uno Stato che abbandona i suoi servitori. Un messaggio devastante per il morale di chi, ogni giorno, indossa l’uniforme sapendo di dover guardarsi le spalle non solo dai delinquenti, ma anche dalla burocrazia e dalla giustizia.
Quale Futuro per le Nostre Città? La polemica tra Belpietro e Sala non è fine a se stessa. Solleva interrogativi che riguardano ogni città italiana. È possibile garantire sicurezza se la politica delegittima chi la sicurezza deve produrla fisicamente? Possiamo accettare che la paura di essere indagati paralizzi le forze dell’ordine, lasciando campo libero alla criminalità?
La risposta di Belpietro è netta: la sicurezza non è un optional né merce di scambio elettorale. È un diritto inalienabile. E se la politica non è in grado di garantirla, o peggio, se la ostacola per pregiudizio ideologico, allora il problema non è più solo l’ordine pubblico. Il problema è chi ci governa.
Mentre il dibattito infuria, resta l’amarezza per quell’agente, solo contro tutti, colpevole di aver scelto la vita invece di diventare un’altra statistica. Una storia milanese che dovrebbe far riflettere tutta l’Italia.