BELPIETRO SCATENATO DISTRUGGE MARCO REVELLI DOPO GLI INSULTI RICEVUTI E LO UMILIA IN DIRETTA

L’aria negli studi televisivi italiani si fa sempre più elettrica, ma raramente abbiamo assistito a una “lezione” di realismo politico ed economico brutale come quella impartita da Maurizio Belpietro al sociologo Marco Revelli. In un momento storico in cui il dibattito pubblico è spesso avvelenato da slogan e propaganda, il direttore de La Verità ha deciso di squarciare il velo dell’ipocrisia sindacale e politica, scatenando un putiferio in diretta che ha lasciato i telespettatori incollati allo schermo.
20 Anni di Declino: La Memoria Corta della Sinistra
Tutto nasce da una narrazione ormai stantia: la colpa di ogni male economico, e in particolare del potere d’acquisto eroso degli italiani, viene sistematicamente gettata sulle spalle dell’attuale governo Meloni. Un gioco facile, troppo facile, che Belpietro smonta pezzo per pezzo con la freddezza di un chirurgo.
“Se prendete gli ultimi 20 anni e fate un elenco di quali sono stati i presidenti del Consiglio, la lista è lunga e variegata”, esordisce il giornalista. Prodi, Berlusconi (che ha dovuto fronteggiare il crack Lehman Brothers, non dimentichiamolo), e poi la sfilza dei “salvatori della patria”: Monti, Letta, Renzi, Gentiloni, Conte, Draghi. Un elenco che non lascia scampo. Come si può – argomenta Belpietro – imputare a un governo in carica da soli due anni e mezzo le macerie accumulate in due decenni di scelte politiche discutibili?
È qui che il discorso si fa politicamente scorretto ma tremendamente lucido. La sinistra e i suoi intellettuali di riferimento sembrano soffrire di un’amnesia selettiva, dimenticando che gran parte di quel periodo ha visto proprio le loro forze politiche al comando o in appoggio ai governi tecnici.
Il Sindacato nel Mirino: Landini e la Campagna Elettorale
Ma il vero affondo, quello che fa più male, è diretto al cuore del sindacalismo italiano, e in particolare alla CGIL di Maurizio Landini. Belpietro non usa mezzi termini: il sindacato in Italia, o almeno una parte di esso, ha smesso da tempo di fare esclusivamente gli interessi dei lavoratori per trasformarsi in un trampolino di lancio politico.
“Io non ho mai visto in una struttura democratica che si sappia un anno prima chi sarà il futuro segretario”, attacca Belpietro, svelando i meccanismi della burocrazia sindacale dove tutto è deciso a tavolino, come nelle successioni dinastiche: da Cofferati a Camusso, fino a Landini.
La critica si fa feroce quando si analizza l’attuale mobilitazione. Perché tre manifestazioni separate? Perché i sindacati sono divisi? La risposta di Belpietro è tranciante: c’è chi firma i contratti (CISL), chi a volte li firma (UIL), e chi non li firma mai per partito preso (CGIL). L’accusa è gravissima: Landini starebbe facendo “campagna elettorale sulla pelle dei lavoratori”, preparandosi il terreno per il suo futuro post-sindacato, dato che il suo mandato è in scadenza. Un leader che usa la piazza non per ottenere risultati, ma per posizionarsi politicamente a sinistra.
La Bomba Sociale: “Stiamo Importando Povertà”
Se l’attacco ai sindacati era prevedibile, è sul tema povertà e immigrazione che Belpietro sgancia la vera bomba, quella che fa saltare i nervi a Marco Revelli. Dati Istat alla mano, il direttore mostra una realtà che il mainstream spesso occulta. La povertà assoluta in Italia è stabile, ma c’è un dettaglio fondamentale: l’incidenza della povertà tra le famiglie con almeno uno straniero è del 30,4%, contro il misero 6,3% delle famiglie di soli italiani.
Il significato è devastante: “Noi stiamo importando povertà perché importiamo gli immigrati che paghiamo di meno”, tuona Belpietro. Si è creato un mercato del lavoro al ribasso, che danneggia anche i lavoratori italiani, in nome di un’accoglienza che si traduce in sfruttamento e miseria. È un’accusa diretta a quel sistema di globalizzazione e apertura indiscriminata che, secondo il giornalista, ha finito per creare una classe di nuovi poveri funzionale solo al ribasso salariale.

Lo Scontro in Diretta: “Maleducato!”
È a questo punto che Marco Revelli, ospite in collegamento, non regge più. “Ho sentito delle cose che sono palesemente false”, esclama il sociologo, provando a interrompere la narrazione di Belpietro. Ma ha fatto male i conti con la determinazione del direttore.
La reazione di Belpietro è veemente. Non accetta che i suoi dati vengano bollati come falsità senza contraddittorio. “Non so chi mi sta parlando… ma maleducatamente ha detto che quello che abbiamo detto è falso. Questo è un comportamento da totale maleducato!”, ribatte furioso.
Lo studio diventa un ring. Revelli cerca di riprendere la parola parlando di “contratti firmati col piede sul collo”, ma viene incalzato da Belpietro che pretende rispetto per i dati esposti. Il sociologo, messo alle strette e visibilmente in difficoltà nel controbattere punto su punto senza scivolare nella retorica, arriva a definire l’interlocutore un “disturbatore seriale”, minacciando di non intervenire più. Una resa condita da nervosismo, che evidenzia quanto sia difficile oggi per certa intellighenzia di sinistra confrontarsi con numeri che smentiscono i loro dogmi.
Conclusione: Un Bagno di Realtà
Quello che resta di questo scontro televisivo non è solo il clamore della lite, ma la sostanza delle argomentazioni. Da una parte c’è la retorica dei diritti astratti e della colpa “a prescindere” del governo di centrodestra; dall’altra c’è la crudezza dei numeri sull’immigrazione, la storia politica degli ultimi vent’anni e la realtà di un sindacato che sembra aver smarrito la sua bussola originale.
Belpietro ha avuto il merito di dire ad alta voce ciò che molti pensano: i lavoratori italiani sono stati sacrificati non da un governo in carica da 30 mesi, ma da decenni di politiche che hanno favorito la precarietà e l’importazione di manodopera a basso costo, con la complicità silenziosa di chi doveva difenderli. E se questa verità fa male a qualcuno in diretta TV, forse è perché ha colpito esattamente nel segno.