GIORDANO PROTESTA CONTRO RENZI IN DIRETTA E FINISCE MALE CON INSULTI E OFFESE MOLTO GRAVI

È stata una serata di fuoco, di quelle che raramente si vedono persino nella televisione italiana, abituata ormai ai toni alti e alle polemiche feroci. Ma quello che è andato in scena nello studio di È sempre Cartabianca ha superato ogni limite di guardia. Protagonisti di un duello rusticano, senza esclusione di colpi, sono stati il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, e il giornalista e conduttore Mario Giordano.
Quello che doveva essere un confronto politico si è trasformato in pochi secondi in una rissa verbale brutale, fatta di accuse personali gravissime, illazioni e urla che hanno sovrastato persino i tentativi della conduttrice Bianca Berlinguer di riportare l’ordine.
La miccia: “Falsità e credibilità”
Tutto è iniziato quando Matteo Renzi ha deciso di attaccare frontalmente la credibilità giornalistica di Giordano. Con un tono gelido e accusatorio, l’ex Premier ha esordito elencando quelle che lui definisce “frasi false” pronunciate dal giornalista. “Mario Giordano ha inanellato una serie di frasi false che sono imbarazzanti,” ha tuonato Renzi, mettendo subito in dubbio l’autorità morale del suo interlocutore: “Con quale credibilità parla Giordano?”.
La reazione del conduttore di Fuori dal coro non si è fatta attendere. Visibilmente irritato, Giordano ha interrotto Renzi chiedendo conto di queste presunte falsità: “Mi dica qual è la falsità!”. È stato l’inizio della fine per qualsiasi parvenza di dibattito civile.
Pistole, aerei di Stato e veleni
Il confronto si è spostato rapidamente sui temi caldi della politica recente, usati come clave per colpirsi a vicenda. Renzi ha tirato in ballo il caso degli spari di Capodanno (riferimento al caso Pozzolo), sottolineando con sarcasmo: “Io non ho sparato a Capodanno, non porto le pistole al veglione”, cercando di marcare una distanza morale dalla destra che, secondo lui, Giordano difenderebbe a spada tratta.
Non contento, Renzi ha affrontato il tema degli aerei di Stato, difendendo il proprio operato passato e accusando Giordano di non conoscere le leggi che regolano i voli istituzionali. “Lei non sa di cosa parla!” ha gridato Renzi, mentre Giordano cercava di sovrastarlo urlando le sue ragioni.
L’accusa shock: “Killer su commissione”

Ma il momento di massima tensione, quello che ha fatto calare il gelo in studio per un istante prima dell’esplosione finale, è arrivato quando Renzi ha lanciato l’accusa più infamante. Sentendosi sotto attacco mediatico, l’ex Presidente del Consiglio ha puntato il dito contro il giornalista: “Quando uno dice una cosa contraria alla Meloni, arriva il killer su commissione”.
L’etichetta di “killer mediatico” al soldo del governo ha fatto infuriare Giordano. La replica è stata confusa ma violentissima, un mix di accuse reciproche che ha toccato nervi scopertissimi. Giordano ha ribattuto citando i famosi “soldi” che Renzi percepirebbe dall’estero (un chiaro riferimento alle conferenze in Arabia Saudita), scatenando un botta e risposta incomprensibile e furioso sui “giornalisti ammazzati” dagli amici di uno o dell’altro.
Un triste spettacolo
In mezzo a questo caos, la povera Bianca Berlinguer ha tentato invano di fare da arbitro. “Fermi tutti e due, sennò non ne usciamo vivi stasera!” ha implorato la conduttrice, mentre i due contendenti continuavano a parlarsi sopra, ignorando qualsiasi regola di bon ton televisivo.
Renzi ha chiuso il suo affondo con un ultimo insulto politico: “Le lezioni da chi come lei non è mai stato eletto da nessuna parte non le prendo”. Una frase che riassume il disprezzo totale tra due visioni del mondo inconciliabili.
Quello che resta ai telespettatori è l’immagine di una politica e di un giornalismo che, quando si incontrano, non riescono più a dialogare, ma solo a urlare. Uno scontro che non ha chiarito nulla sui temi in agenda, ma ha mostrato chiaramente quanto sia alto il livello di tossicità nel dibattito pubblico italiano attuale. Chi ha vinto? Probabilmente nessuno. Chi ha perso? Sicuramente il pubblico, costretto ad assistere a un pollaio indecoroso invece che a un confronto di idee.