L’incredibile Storia della famiglia Lykov: isolati nel Gelo Siberiano per oltre 40 anni

Un’infinita distesa di pini scozzesi, betulle e larici. Questa è la taiga siberiana, un territorio tanto vasto quanto inospitale, dove i pochi giorni d’estate in cui la natura sembra diventare amica dell’uomo non possono compensare il freddo del lunghissimo inverno durante il quale le temperature scendono a 50° sotto lo zero. Nell’estate del 1978, sorvolando questa immensa terra popolata da orsi e lupi, il pilota di un elicottero che trasportava una spedizione di geologi vide qualcosa che non avrebbe dovuto trovarsi lì, vicino al confine con la Mongolia, in una stretta valle attraversata da un ruscello senza nome che scorre tumultuoso verso il fiume Abakan.
Una piccola radura coltivata sul fianco di una montagna mostra chiari segni di presenza umana a più di 250 km di distanza da qualsiasi area abitata secondo le autorità. Poiché non è stata registrata alcuna presenza umana in un luogo così ostile, i geologi, in accordo con il pilota, decidono di scoprire chi si nasconde laggiù, in mezzo al nulla abitato solo da pini e betulle. Trovano una capanna di legno che definire miserabile sembra un eufemismo; consiste in una singola stanza più simile a un basso canile fatto di tronchi anneriti dalla fuliggine, fredda come una cantina, così la chiamano loro, che per pavimento aveva bucce di patate e gusci di pinoli.
Entrare nella capanna piena di muffa e sporcizia diventa incredibile per gli improvvisati esploratori, come fare un tuffo nel passato fino al Medioevo. Un vecchio vestito con abiti rattoppati fatti di tela grezza, con capelli e barba incolti, vive lì con i suoi quattro figli, due ragazzi e due ragazze. Lentamente, nel corso di visite successive, emerge l’incredibile storia della famiglia Lykov. Karp Lykov era il patriarca che appartiene a una setta cristiana ortodossa nota come i Vecchi Credenti, ancorata a precetti risalenti al XVII secolo; quella setta era già stata perseguitata sotto gli Zar, quindi molto tempo prima, quando quei sovrani certamente non illuminati decisero che la Russia doveva essere modernizzata anche tagliando le barbe dei cristiani.
Le cose non andarono meglio con i bolscevichi. Infatti, molti Vecchi Credenti si esiliarono volontariamente in villaggi lontani in Siberia per sfuggire alle persecuzioni, ma non è abbastanza. Nel 1936, una pattuglia di rivoluzionari uccide il fratello di Karp, che alla fine prende la decisione estrema di rifugiarsi nella foresta insieme a sua moglie Akulina, al figlio di 9 anni Savin e alla figlia Natalia di due. Nel tempo, la famiglia cresce con altri due figli nati praticamente allo stato brado: Dmitrij nel 1940 e Agafia nel 1943. La famiglia Lykov visse in totale isolamento, ignara di ciò che accadeva nel mondo per quattro decenni, senza essere consapevole di nient’altro se non del gelido ambiente siberiano.
Le durissime condizioni di vita furono forse comprese appieno solo dai genitori e, in una certa misura, dal figlio maggiore, ma gli altri non conoscevano altre possibilità. Sopravvivere in un ambiente così ostile senza avere alcun contatto con il mondo esterno è quasi impossibile dopo che le due pentole di metallo portate con sé dalla civiltà diventano inutilizzabili e vengono mangiate dalla ruggine. La famiglia non ha recipienti per cucinare. Quando le scarpe sono completamente logore, fabbricano calzature con la corteccia di betulla, mentre i vestiti sono fatti di canapa lavorata con un telaio portato dalla loro vita precedente. Gli abiti che vedete nelle fotografie sono stati dati loro dai geologi.
Ma il problema più grande era la fame costante. Dmitrij riusciva raramente a procurarsi carne piazzando trappole. Per il resto, la sua dieta consisteva in radici, erba, funghi, patate e corteccia. Nel 1961, una nevicata estiva distrusse tutto ciò che la famiglia aveva coltivato, tanto che Akulina prese una decisione estrema: si lasciò morire di fame per dare ai suoi figli una possibilità di sopravvivere nonostante le condizioni di vita quasi insopportabili. I Lykov inizialmente rifiutarono tutto ciò che veniva loro offerto dai visitatori, eccetto il sale. Con il tempo accettarono coltelli, forchette, grano e alla fine anche carta e penna, e persino una torcia elettrica.
Sfortunatamente, però, la vicinanza con altri esseri umani non fu benefica per la maggior parte dei membri della famiglia. Tre dei quattro figli morirono nel 1981 a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro. Nessuno di loro aveva mai avuto contatti con altri esseri umani per oltre 40 anni fino all’arrivo dei geologi. Natalia e Savin se ne andarono a causa di un’insufficienza renale, probabilmente dovuta al cambiamento della dieta. Dmitrij, che per anni aveva corso a piedi nudi nella neve durante l’inverno siberiano, morì di polmonite trasmessa agli esseri umani, probabilmente da uno dei suoi nuovi amici, nonostante la possibilità di essere trasportato in elicottero in ospedale. Egli rifiuta per rispettare i precetti della sua religione: “Un uomo vive per quanto Dio concede”, sussurra prima di morire, o forse no, chissà come andò realmente.
Karp e Agafia, gli unici sopravvissuti della famiglia Lykov, rifiutano categoricamente di tornare alla civiltà. Il vecchio padre muore nel 1988 e oggi rimane solo Agafia, irremovibile nella sua decisione di continuare a vivere da sola nella taiga. Qui sul canale YouTube di Vanilla Magazine, dove non ho limiti di tempo rispetto ad altri social network, propongo un’analisi approfondita sulla fine di Agafia Lykova. L’ultima sopravvissuta della famiglia dal 2016 si è trasferita sui monti Sayan occidentali nella Repubblica di Khakassia, la parte più meridionale della Siberia; vive a un’altitudine di circa 1000 m su una montagna remota nella catena montuosa dell’Abakan, a 240 km dalla città più vicina.
Quando fu scoperta dal mondo nell’estate del 1978, i geologi dissero che la ragazza all’epoca parlava una lingua distorta da una vita di isolamento che suonava come un tubare lento e debole. Si pensò anche che la Lykova avesse qualche tipo di ritardo mentale, ma dopo aver osservato la sua abilità nel cacciare, in cucina, nel cucire, leggere e realizzare manufatti, si concluse che fosse per il resto sana. Il libro di Peskov riporta che il vocabolario della Lykova si espanse man mano che stabiliva ulteriori contatti con altri esseri umani e registra molti dei suoi usi di parole inaspettate nella conversazione.
Durante i suoi circa 70 anni di vita, la Lykova si è avventurata fuori dalla casa di famiglia sei volte in totale, la prima negli anni ’80, poco dopo che gli articoli di Vassili Peskov sull’isolamento della famiglia l’avevano resa, insieme ai suoi parenti, un fenomeno nazionale. Il governo sovietico la pagò per fare un tour dello Stato lungo un mese, durante il quale vide molte cose per la prima volta, come aeroplani, cavalli, automobili, e si occupò persino di denaro. Se ne andò solo quando ebbe bisogno di cure mediche, per visitare parenti lontani e incontrare altri Vecchi Credenti.
Quando ebbe l’opportunità di esprimere la sua opinione, disse che preferisce la sua vita nella taiga a quella nelle città, che l’aria e l’acqua inquinate la fanno star male e che le strade trafficate le sembrano spaventose. Nel 2001 Agafia si è formalmente riunita con alcuni Vecchi Credenti nel ramo di Belokrinitskaya. Durante una visita del metropolita Kornily Titov nel 2014, ha scritto una lettera pubblicata chiedendo dei volontari che la raggiungessero perché sta perdendo le forze, e ha anche dichiarato di sentire un nodulo al seno destro, possibile segno di cancro.
Nel gennaio 2016, la signora Agafia è stata trasportata in elicottero all’ospedale di Tashtagol per un grave dolore alla gamba. Dopo il trattamento durato per qualche tempo, Agafia è tornata alla natura selvaggia della Siberia e nel 2021 l’oligarca Oleg Deripaska le ha donato una nuova capanna in cui rifugiarsi a causa della distruzione quasi totale della sua precedente dimora. Ormai sarebbe stato impossibile per la signora Agafia ricostruirne una nuova. Durante le sue conversazioni con Peskov, la Lykova gli raccontò di aver sposato qualcuno durante uno dei suoi viaggi fuori dalla taiga, ma il nome dell’uomo non è mai stato rivelato.
Ciò che non ho detto finora è che la signora Agafia per 18 anni della sua vita ha avuto un vicino che non era un membro della sua famiglia: Yerofey Sedov, uno dei geologi che avevano scoperto l’insediamento negli anni ’70, si era trasferito nella taiga alla fine degli anni ’90 pensando di aiutarla a sopravvivere. L’uomo aveva una gamba amputata e, a causa della sua età avanzata e della sua disabilità, alla fine fu lui ad essere aiutato da Agafia a sopravvivere, ricevendo legna e cibo per non morire di fame e freddo. Anche se i due erano generalmente in rapporti amichevoli, la signora Agafia disse che Sedov in almeno due occasioni l’aveva minacciata e si era comportato in modo peccaminoso, almeno così disse lei. Naturalmente i dettagli di ciò che accadde ci sono completamente ignoti. Sedov è morto il 3 maggio 2015 all’età di 77 anni, mentre Agafia è ancora nella taiga lontana dal mondo industrializzato, lì sopra il fiume Abakan dove le aquile volano libere