PAOLO DEL DEBBIO Capezzone asfalta la Salis e la Sinistra in diretta TV a DRITTO E ROVESCIO!

In un panorama televisivo spesso anestetizzato dal politicamente corretto, ci sono momenti in cui la verità irrompe con la forza di un fiume in piena, travolgendo retorica e buonismi di facciata. È quanto accaduto nell’ultima puntata di “Dritto e Rovescio”, dove Daniele Capezzone, con la precisione chirurgica che lo contraddistingue, ha letteralmente “asfaltato” la narrazione costruita dalla sinistra attorno alla figura di Ilaria Salis e al fenomeno delle occupazioni abusive. Non si è trattato di un semplice scambio di opinioni, ma di una vera e propria requisitoria contro l’illegalità elevata a sistema e la doppia morale di chi dovrebbe rappresentare le istituzioni.
Il dossier Salis: numeri impietosi
L’intervento di Capezzone è partito con l’obiettivo di “portare serenità”, una premessa ironica che ha subito lasciato spazio a un elenco di fatti brutali e incontrovertibili. Mentre una certa parte politica tenta di dipingere la neo-europarlamentare come una martire della libertà, Capezzone ha aperto il “libro mastro” della sua storia giudiziaria: 29 denunce e 4 condanne definitive. Non opinioni, ma sentenze. E poi c’è quella macchia indelebile, l’accusa grave in Ungheria, da cui la Salis è stata “liberata” non grazie a un verdetto di innocenza, ma attraverso l’elezione al Parlamento Europeo.
È qui che Capezzone ha sferrato il colpo morale più duro, evocando la memoria di un gigante come Enzo Tortora. “Tortora, innocente e perseguitato, rinunciò subito all’immunità perché voleva essere giudicato e dimostrare la sua estraneità ai fatti”, ha ricordato l’editorialista. Un gigante di dignità messo a confronto con chi, secondo la ricostruzione in studio, ha utilizzato la candidatura come uno scudo per evitare il processo. Il silenzio in studio è stato assordante: il paragone non regge, e la differenza di statura morale appare abissale agli occhi di qualsiasi cittadino onesto.
Lo scandalo delle case popolari: chi paga?
Ma se il fronte giudiziario è caldo, quello economico è rovente. Capezzone ha riportato alla luce l’inchiesta del quotidiano Libero, svelando un retroscena che fa ribollire il sangue a chi paga l’affitto o il mutuo con sacrificio. La famiglia Salis, proprietaria di immobili, avrebbe visto la propria figlia occupare abusivamente una casa popolare dell’ALER a Milano fin dal 2008. Il conto presentato dall’ente? Ben 90.000 euro di arretrati.
“L’ho vista lì per 5-6 anni, fino a prima del Covid”, confermano cronisti e vicini. Una permanenza che cozza violentemente con la narrazione della “necessità”. Capezzone ha sottolineato l’assurdità di una situazione in cui il padre della Salis, descritto come un ex liberale anti-occupazioni, oggi insulta i giornalisti che osano fare domande. La domanda sorge spontanea e Capezzone la scaglia come una pietra: com’è possibile che chi ha le risorse economiche occupi un alloggio destinato ai poveri, togliendo il posto a chi è in graduatoria da anni?
La difesa della Salis, quel “non ho tolto niente a nessuno”, viene smontata in due secondi: occupare abusivamente significa scavalcare chi rispetta le regole. È un insulto alla miseria vera, quella dignitosa e silenziosa che non ha santi in paradiso o in Parlamento.
Roma e lo “Spin Time”: il parco giochi dell’illegalità

Allargando l’orizzonte, Capezzone ha puntato il dito contro un altro santuario dell’illegalità tollerata: lo “Spin Time” di Roma. Un palazzo occupato da dieci anni, dove non si parla solo di “emergenza abitativa”. Al suo interno, denuncia Capezzone, prosperano attività commerciali completamente abusive: un ristorante, una discoteca, il tutto condito dal furto di energia elettrica, con tanto di intervento dell’elemosiniere del Vaticano per riattaccare la corrente.
La gravità della situazione sta nelle coperture politiche. Capezzone ha ricordato come figure di spicco della sinistra, dall’attuale sindaco Gualtieri ai vertici del PD, abbiano frequentato quel luogo, legittimando di fatto l’illegalità. “Problema importante, movimento residenza per abusivi per esigenza sociale?”, si chiede retoricamente Capezzone, per poi esplodere: “Esigenza sociale per rapinatori? Vergogna!”.
L’onestà come colpa

La conclusione di questo intervento infuocato è amara ma necessaria. In Italia sembra essersi capovolto il mondo: gli abusivi riscuotono solidarietà e cariche pubbliche, vengono legittimati e portati in trionfo. Dall’altra parte della barricata ci sono gli onesti, quelli che stanno in coda, che compilano i moduli, che aspettano il loro turno rispettando la legge. Per loro non ci sono cortei, non ci sono immunità, non ci sono sconti.
Capezzone ha dato voce a questa maggioranza silenziosa, stanca di vedere i propri diritti erosi da una “tolleranza selettiva” che perdona tutto agli amici e bastona i cittadini comuni. Il messaggio è chiaro: non può esserci giustizia sociale senza legalità. E finché la politica continuerà a strizzare l’occhio a chi viola le regole per calcolo elettorale, il nostro Paese rimarrà ostaggio dei furbi e dei violenti.
Le parole risuonate nello studio di Dritto e Rovescio sono un avvertimento: la pazienza degli italiani perbene ha un limite, e quel limite è stato ampiamente superato.