Pd, Schlein chiude la convention a Montepulciano: «Siamo un partito plurale, non siamo una caserma»
La segretaria del Pd chiude l’iniziativa delle tre aree che l’hanno sostenuta alle primarie (Franceschini-Orlando-Speranza) a cui sono aggiunti gli ex lettiani: «Pluralismo è discutere: e oggi qui la maggioranza si è allargata»

All’ora di pranzo il bicchiere è mezzo pieno, ma le pance sono ancora vuote: la voglia di croccante unità supera la fame dei presenti. I ristoranti già prenotati, anzi blindati da giorni, possono aspettare. Parla Elly Schlein. Ad ascoltarla ci sono più di mille persone, dalla mattina l’area è presidiata dai fedelissimi, a partire da Marta Bonafoni. «Siamo un partito plurale, non siamo una caserma, né un partito personale. Siamo un partito che si confronta, ma che poi arriva alla sintesi. Pluralismo è discutere: e oggi qui la maggioranza si è allargata». La segretaria del Pd chiude l’iniziativa delle tre aree che l’hanno sostenuta alle primarie (Franceschini-Orlando-Speranza) a cui sono aggiunti gli ex lettiani. Schlein si presenta nella tensostruttura ai piedi di Montepulciano intorno alle 11.30 per ascoltare gli interventi che la precedono. La lettura mattutina dei giornali non sembra averla scalfita.

Ringrazia gli organizzatori, glissa, salvo un accenno finale, sulle richieste di maggiore condivisione uscite da questa tre giorni. Anzi, dice, Schlein, «il vostro è un contributo prezioso». Anche se poi, questa è la concessione, ammette che «dobbiamo ascoltarci di più». Ecco, questo forse è il proposito a cui puntavano le tre correnti che si sono saldate. A patto che «la nostra discussione non sia autoreferenziale».

La leader del Pd inizia a parlare alle 13.07 e tira dritto fino a quasi le 14.07. Un’ora tonda e programmatica tra Europa, Italia e un ringraziamento al presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
I messaggi che escono dal suo lungo intervento sono due: un plauso all’iniziativa nata, secondo i maligni, per condizionarla («La discussione è la nostra forza»). E poi soprattutto una sfida all’esterno, al centrodestra: «La partita è aperta, le nostre coalizioni sono pari. Il Partito democratico è il primo partito del paese. Vogliono cambiare la legge elettorale perché hanno paura di perdere. Non si cambiano le regole del gioco». Schlein dice di essere pronta a farsi carico della coalizione per superare la destra alle prossime elezioni. Il resto dell’intervento è un dettagliato atto di accusa al governo Meloni: dal Ponte alla scalata di Mps («Ho chiesto al ministro Giancarlo Giorgetti per spiegare in Aula»), passando a scuola, sanità, consenso, famiglia, imprese (e cita l’iniziativa dei riformisti a Prato). Alle 14.07 suona il gong, Schlein chiude. E resta sotto il palco per baci e abbracci. L’unità per il Pd non è un pranzo di gala, anche se i ristoratori del centro chiamano: «A che ora venite? La cucina sta per chiudere».