Presunta frode sui fondi Ue, fermati Mogherini e Sannino

Presunta frode sui fondi Ue, fermati Mogherini e Sannino. Mosca e Budapest  attaccano - Notizie - Ansa.it

È una notizia che ha la potenza di una deflagrazione nucleare nei corridoi felpati di Bruxelles, lì dove solitamente la burocrazia e la diplomazia si muovono con passi ovattati e sorrisi di circostanza. Ma questa volta, il protocollo è saltato. Un vero e proprio terremoto giudiziario ha scosso le fondamenta dell’Unione Europea, colpendo non funzionari di secondo piano, ma figure di primissimo livello, volti che hanno rappresentato l’Europa nel mondo e che oggi si ritrovano al centro di un incubo giudiziario.

La Procura Europea, l’organismo indipendente incaricato di indagare sui reati che ledono gli interessi finanziari dell’Unione, ha sferrato un colpo durissimo: perquisizioni a tappeto e tre ordini di fermo. Tra i destinatari di questi provvedimenti restrittivi spiccano due nomi che fanno tremare i polsi all’establishment continentale: Federica Mogherini e Stefano Sannino.

Il crollo degli “Intoccabili”

Federica Mogherini non è un nome qualunque. Già Ministro degli Affari Esteri in Italia, è stata per cinque anni l’Alta Rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza. La “Lady PESC”, come veniva chiamata, il volto della diplomazia europea che trattava con le superpotenze globali, dagli Stati Uniti all’Iran, dalla Russia alla Cina. Attualmente ricopriva il prestigioso ruolo di rettrice del Collegio d’Europa, l’istituzione accademica d’élite dove si formano i futuri eurocrati. Vederla coinvolta in un’indagine di tale portata è uno shock che lascia attoniti osservatori e addetti ai lavori.

Accanto a lei, nel mirino degli inquirenti, c’è Stefano Sannino, figura chiave della macchina amministrativa europea. Ambasciatore di lungo corso, già direttore generale del servizio diplomatico dell’UE (il SEAE) e attuale direttore generale della Commissione Europea per il Mediterraneo. Un uomo di apparato, un “grand commis” che conosce ogni ingranaggio della complessa macchina di Bruxelles.

Il fatto che la giustizia europea abbia deciso di procedere al fermo di due profili così alti suggerisce che gli elementi in mano agli inquirenti siano considerati di estrema gravità. Non si tratta di semplici avvisi di garanzia, ma di provvedimenti che limitano la libertà personale, in attesa della convalida che dovrà arrivare entro 48 ore.

Le accuse: un catalogo degli orrori amministrativi

Ma cosa viene contestato esattamente a questi giganti delle istituzioni? Il quadro tracciato dalla Procura Europea, e riportato dalle prime indiscrezioni, è desolante. Le accuse spaziano in un ventaglio di reati che rappresentano il tradimento del patto di fiducia tra cittadini e istituzioni: presunta frode negli appalti, corruzione, conflitto di interessi e violazione del segreto professionale.

Al centro dell’inchiesta ci sarebbero fondi legati a programmi di formazione. Un settore apparentemente tecnico, ma che muove milioni di euro e che, secondo l’ipotesi accusatoria, sarebbe stato gestito in maniera opaca, forse criminale. Si parla di appalti pilotati, di decisioni prese non nell’interesse pubblico ma per favorire interessi privati, di informazioni riservate passate sottobanco. Se queste accuse dovessero essere confermate, ci troveremmo di fronte a uno dei più gravi scandali di malversazione nella storia recente dell’Unione Europea.

L’ipotesi di reato di “conflitto di interessi” è particolarmente insidiosa per chi ha ricoperto ruoli apicali. Suggerisce che la distinzione tra dovere pubblico e vantaggio personale o di terzi sia venuta meno, inquinando processi decisionali che dovrebbero essere cristallini. La “violazione del segreto professionale”, poi, apre scenari inquietanti sulla permeabilità delle istituzioni e sulla sicurezza delle informazioni sensibili gestite ai massimi livelli.

Frode sui corsi dei diplomatici Ue: fermati l'ex ministra Mogherini e l'ex  ambasciatore Sannino - La Stampa

Il blitz della Procura Europea

L’azione della Procura Europea segna un punto di svolta. Istituita proprio per combattere le frodi ai danni del bilancio UE, l’ufficio del Procuratore Laura Kövesi sta dimostrando di non guardare in faccia a nessuno. Questo blitz conferma che non esistono santuari intoccabili. Le perquisizioni, avvenute a Bruxelles, hanno probabilmente l’obiettivo di acquisire documenti, file, comunicazioni che possano corroborare le tesi dell’accusa.

L’atmosfera nella capitale belga è descritta come irreale. Funzionari increduli, telefoni che squillano a vuoto, riunioni annullate. La notizia ha colto tutti di sorpresa, piombando come un fulmine a ciel sereno su una Commissione già alle prese con sfide geopolitiche immense. Il danno d’immagine per l’Unione Europea è, in questo momento, incalcolabile. Come si potrà chiedere rigore e trasparenza agli Stati membri o ai partner internazionali, se il sospetto della corruzione si annida ai vertici stessi dell’amministrazione comunitaria?

Le reazioni: il garantismo di Tajani e il silenzio degli altri

Mentre la notizia rimbalza su tutte le agenzie stampa del continente, la politica cerca di reagire. La prima voce autorevole a levarsi dall’Italia è stata quella del Ministro degli Affari Esteri, Antonio Tajani. Sollecitato dai giornalisti, visibilmente pressanti per avere un commento su una vicenda che coinvolge un’ex ministra italiana e un alto diplomatico connazionale, Tajani ha scelto la via della prudenza istituzionale.

“Sono sempre garantista”, ha dichiarato il vicepremier. Una frase breve, che richiama al principio costituzionale della presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva. Un atteggiamento doveroso, certo, ma che non può cancellare l’enormità politica dell’accaduto. Il garantismo è un pilastro dello stato di diritto, ma non può diventare uno scudo per evitare di interrogarsi sulla questione morale e sull’opportunità politica.

Il resto della politica, per ora, osserva attonito. C’è imbarazzo nel Partito Democratico, famiglia politica di provenienza della Mogherini, e c’è preoccupazione nel governo, che vede l’Italia finire sotto i riflettori per una vicenda giudiziaria internazionale.

Cosa accadrà nelle prossime ore?

Le prossime 48 ore saranno decisive. Il giudice per le indagini preliminari dovrà decidere se convalidare i fermi e se applicare misure cautelari. Sarà il primo vaglio giurisdizionale sulla solidità delle accuse mosse dalla Procura. Se i fermi dovessero essere confermati, o addirittura trasformati in arresti, la posizione di Mogherini e Sannino diventerebbe insostenibile, con ripercussioni a catena su tutti gli incarichi da loro ricoperti.

L’inchiesta, tuttavia, potrebbe essere solo all’inizio. Quando si parla di “programmi di formazione” e appalti europei, la rete di contatti e di beneficiari può essere vasta. Ci sono altri funzionari coinvolti? Ci sono società esterne, consulenti, enti che hanno beneficiato di questi presunti illeciti? La sensazione è che il vaso di Pandora sia stato appena scoperchiato e che quello che vediamo oggi sia solo la punta dell’iceberg.

In attesa che la giustizia faccia il suo corso, resta lo sconcerto. L’Europa che vorremmo, quella dei diritti, della trasparenza e delle opportunità, si risveglia oggi con un volto diverso, segnato dal sospetto e dall’inchiesta. Una ferita che sanguina e che richiederà molto tempo, e molta verità, per essere rimarginata. La speranza è che si faccia chiarezza presto, nell’interesse di tutti i cittadini europei che guardano a Bruxelles non come a una torre d’avorio di privilegi e affari, ma come alla casa comune della democrazia.

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