Putin: “Se l’Europa vuole la guerra totale, siamo pronti a cancellarvi”. Il monito dello Zar mentre tratta con Trump

Putin: “Se l’Europa vuole la guerra totale, siamo pronti a cancellarvi”. Il monito dello Zar mentre tratta con Trump

Trump prende tempo, 'shock Ue per la deferenza allo zar' | laRegione.ch

MOSCA – L’aria nel Cremlino è elettrica, carica di quella tensione palpabile che precede i grandi sconvolgimenti della storia. Mentre i corridoi del potere moscovita si aprono per accogliere gli inviati speciali del Presidente Donald Trump – Steve Witkoff e Jared Kushner – Vladimir Putin decide di non usare la diplomazia del sorriso, ma il linguaggio della forza bruta. In un messaggio che suona come una sentenza definitiva, il Presidente russo ha tracciato una linea rossa invalicabile, non più verso l’Ucraina, ma direttamente al cuore dell’Europa.

“Siamo pronti, anche adesso”

Le parole pronunciate da Putin, con la freddezza calcolata che lo contraddistingue, sono destinate a far tremare i polsi ai leader del Vecchio Continente. “Non abbiamo intenzione di fare la guerra all’Europa, l’ho detto cento volte”, esordisce, quasi a voler rassicurare, prima di sferrare il colpo decisivo. “Ma se l’Europa improvvisamente volesse combattere e iniziasse… noi siamo pronti. Subito. Anche adesso”.

Non c’è esitazione nella sua voce, né il minimo dubbio. La Russia, sostiene lo Zar, non teme il confronto diretto con la NATO o con le potenze europee. Al contrario, sembra quasi attenderlo con una sicurezza che lascia sgomenti gli analisti occidentali. Ma è il paragone successivo a rivelare la vera natura della minaccia russa, un concetto che ribalta completamente la narrazione degli ultimi tre anni di conflitto.

La menzogna della “Chirurgia” e l’orrore della Guerra Moderna

Per anni, il mondo ha assistito con orrore alla devastazione delle città ucraine, ai bombardamenti sulle infrastrutture civili, alle trincee fangose del Donbass. Eppure, per Vladimir Putin, tutto questo non è “guerra”. Con un cinismo disarmante, il leader russo ha definito l’operazione in Ucraina come un intervento “chirurgico”, condotto “accuratamente”.

“Con l’Ucraina agiamo in modo chirurgico”, ha spiegato Putin, “questa non è una guerra nel senso moderno e diretto del termine”. L’implicazione è terrificante: se ciò che abbiamo visto a Mariupol, a Bakhmut e a Kharkiv è solo “chirurgia”, cos’è allora la “guerra moderna” nella visione del Cremlino?

La risposta è lasciata intendere, sospesa nell’aria come una spada di Damocle. Una guerra con l’Europa non sarebbe fatta di logoramento e avanzate lente. Sarebbe rapida, totale, devastante. “Se l’Europa volesse iniziare questa guerra… potrebbe verificarsi molto rapidamente una situazione in cui non avremmo più nessuno con cui negoziare”. Una frase che evoca scenari apocalittici, la cancellazione delle leadership politiche, se non addirittura la distruzione fisica delle capitali europee. Putin sta dicendo al mondo: con Kiev stiamo usando i guanti di velluto, con voi non avremo remore.

Putin: "Se l'Europa vuole scatenare una guerra, noi siamo pronti, adesso"

Il cuneo tra USA ed Europa

Ma perché queste dichiarazioni proprio ora? La tempistica non è casuale. Mosca ospita in queste ore i fedelissimi di Donald Trump, arrivati per cercare di sbrogliare quella che il tycoon americano ha definito un “disastro” e un “casino”. L’obiettivo di Trump è chiaro: chiudere il conflitto, fermare l’emorragia di fondi e concentrarsi altrove. E Putin lo sa.

Lo Zar sta giocando una partita su due tavoli. Da una parte, accoglie gli americani, mostrandosi aperto a discutere, pronto a trovare un accordo con l’altra superpotenza. Dall’altra, demonizza l’Europa, dipingendola come l’unico vero ostacolo alla pace.

“Non hanno un’agenda di pace”, accusa Putin riferendosi agli europei. “Sono dalla parte della guerra”. Secondo il Presidente russo, le cancellerie europee starebbero cercando di modificare le proposte di Trump con il solo scopo di “bloccare l’intero processo di pace”. È una strategia politica raffinata e pericolosa: isolare l’Europa, farla apparire come la compagine guerrafondaia e irragionevole, mentre Russia e America – le “grandi potenze” adulte – cercano di risolvere i problemi.

Le “modifiche inaccettabili” e il Piano Trump

Al centro della contesa c’è il misterioso piano di pace, i cui dettagli filtrano col contagocce. Si parla di congelamento del fronte, di concessioni territoriali che Kiev non vorrebbe mai accettare, ma che Washington potrebbe imporre. L’Europa, terrorizzata dall’idea di avere una Russia vittoriosa ai propri confini, cerca di inserire garanzie, clausole, “modifiche” che per Putin sono fumo negli occhi.

Quando Putin dice che “vediamo chiaramente che tutte queste modifiche sono mirate solo a una cosa: bloccare il processo”, sta mandando un messaggio a Washington, non a Bruxelles. Sta dicendo a Witkoff e Kushner: “Vedete? Noi vogliamo trattare, sono i vostri alleati europei che non ve lo permettono”. È un tentativo di delegittimare l’Unione Europea agli occhi della nuova amministrazione americana, spingendo Trump a scavalcare i partner storici per un accordo bilaterale con Mosca.

L’incubo di Zelensky e il silenzio di Bruxelles

In tutto questo, la posizione dell’Ucraina diventa ogni ora più precaria. Zelensky, che ha ammesso di temere che gli alleati siano “stanchi”, osserva questo gioco al massacro con crescente angoscia. Se l’America di Trump decidesse di credere alla narrazione di Putin – quella di un’Europa ostinata e guerrafondaia – Kiev potrebbe trovarsi sola, costretta ad accettare una pace che somiglia molto a una resa, o a continuare a combattere senza il supporto vitale degli USA.

L’Europa, dal canto suo, si trova in un vicolo cieco. Se risponde alle provocazioni di Putin, conferma la sua tesi sulla “belligeranza” europea. Se tace e accetta il piano russo-americano, rischia di perdere non solo la faccia, ma la sua stessa sicurezza futura, legittimando l’uso della forza come strumento di ridisegno dei confini.

Conclusioni: Un bivio storico

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Siamo di fronte a uno dei momenti più delicati dal 1945 ad oggi. La distinzione fatta da Putin tra l’operazione in Ucraina e una potenziale guerra contro l’Europa non è solo retorica: è un avvertimento strategico. La Russia si sente forte, militarmente ed economicamente, e crede che l’Occidente sia diviso e debole.

La minaccia di “non avere più nessuno con cui negoziare” è il punto di non ritorno. Non è più la deterrenza della Guerra Fredda, basata sulla distruzione mutua assicurata. È la minaccia di un’azione unilaterale, rapida e definitiva. Mentre Witkoff e Kushner lasciano il Cremlino, forse con una bozza di accordo in tasca, l’Europa deve guardarsi allo specchio e chiedersi: siamo pronti a difendere la nostra esistenza, o stiamo per diventare la merce di scambio nel nuovo ordine mondiale deciso da Mosca e Washington?

Putin ha parlato. E il silenzio che segue le sue parole è forse ancora più spaventoso del boato dei cannoni che, secondo lui, non abbiamo ancora sentito davvero.

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