ROBERTO VANNACCI FA NICOLA FRATOIANNI A PEZZI:”STATE PORTANDO DISONORE AL NOSTRO PAESE”

“La mia Patria è l’Italia, non Bruxelles”
Il primo affondo di Vannacci è andato dritto al cuore della questione sovranista, toccando corde emotive profonde. Rispondendo alle critiche sulla sua visione dell’Unione Europea, il Generale ha chiarito con fermezza marziale la sua posizione: non è l’Europa a essere rifiutata, ma la sua attuale declinazione burocratica e accentratrice. “Io voglio l’Europa delle nazioni che sono sovrane”, ha tuonato Vannacci, ricordando a Fratoianni e al pubblico il valore sacro del giuramento prestato. “Ho giurato fedeltà alla mia Patria e la mia Patria è l’Italia, non è Bruxelles. Io sono pronto a morire per l’Italia, ma non sono pronto a morire per Bruxelles e per interessi che non siano quelli italiani”.
Questa dichiarazione non è solo uno slogan, ma rappresenta la linea di demarcazione netta che Vannacci, e con lui una parte consistente della Lega che egli stesso ammette di voler “vannaccizzare”, traccia rispetto ai federalisti europei. L’idea di un esercito europeo unico viene liquidata come una chimera inesistente, contrapponendo ad essa il concetto tecnico e pragmatico di “interoperabilità” tra forze armate nazionali.
La violenza politica: chi sono i veri facinorosi?
Il clima in studio si è surriscaldato ulteriormente quando il discorso è scivolato sul tema della “remigrazione” e delle manifestazioni politiche. Fratoianni, tentando di incalzare il Generale sui pericoli dell’estremismo di destra, si è trovato di fronte a un muro di argomentazioni basate sulla cronaca recente. Vannacci ha ribaltato completamente l’accusa, dipingendo la sinistra non come vittima, ma come incubatrice di violenza di piazza.
Citando i recenti eventi di Gallarate e Milano, Vannacci ha evidenziato un doppio standard inquietante. Mentre le riunioni della destra, anche quelle su temi controversi, si svolgono pacificamente, sono le contromanifestazioni organizzate dai centri sociali e dagli anarchici a sfociare sistematicamente in disordini, vandalismi e scontri con la Polizia. “La sinistra è violenta, non la destra”, ha affermato senza mezzi termini, accusando i “facinorosi” legati alle ideologie progressiste di devastare le città e attaccare le istituzioni.
L’attacco si è fatto poi personale e politico quando Vannacci ha tirato in ballo la questione di Ilaria Salis (pur non nominandola direttamente in ogni passaggio, il riferimento alle candidature della sinistra è stato lampante). Il Generale ha sottolineato il paradosso di una forza politica che si erge a paladina della democrazia ma che porta al Parlamento Europeo persone indagate per aggressioni fisiche verso chi la pensa diversamente, premiando di fatto comportamenti che nulla hanno a che fare con il confronto civile.

Immigrazione, Sicurezza e lo “spettro” di Marx
Ma è sul tema dell’immigrazione che Vannacci ha sferrato il colpo più duro, collegando direttamente l’accoglienza indiscriminata al degrado della sicurezza pubblica e sociale. I dati citati dal Generale sono allarmanti: il 50% dei furti e delle rapine in Italia, sostiene, è commesso da immigrati. Una statistica che per Vannacci non è un numero freddo, ma la prova del fallimento delle politiche di integrazione della sinistra.
“Stanno erodendo quel poco di stato sociale che ancora ci rimane”, ha spiegato, introducendo una lettura economica del fenomeno migratorio che ha spiazzato il suo interlocutore. Vannacci ha citato Karl Marx e la teoria dell'”esercito industriale di riserva”, sostenendo che l’immigrazione massiccia serve ai padroni per abbassare il costo del lavoro. Ne è nato un siparietto colmo di tensione e sarcasmo, con Fratoianni che accusava Vannacci di non aver capito Marx e il Generale che, con “tenerezza” mista a disprezzo intellettuale, invitava il leader di sinistra a rileggere almeno i riassunti dei “Bignami”, sostenendo che la sinistra moderna ha tradito le istanze dei lavoratori per abbracciare quelle del grande capitale globalista.
Il tradimento a Strasburgo
Il finale del confronto è stato dedicato a quanto accade nelle stanze dei bottoni a Strasburgo, lontano dagli occhi degli elettori. Vannacci ha svelato i retroscena sul voto relativo al budget europeo 2023, accusando la sinistra (e in parte anche Forza Italia, in una stoccata agli alleati moderati) di aver votato contro proposte di buonsenso per la difesa dei confini.
Secondo il racconto del Generale, sono state bocciate proposte cruciali: il finanziamento di barriere fisiche alle frontiere, la creazione di hub per l’immigrazione fuori dall’UE e l’uso condizionato dei fondi di sviluppo per i paesi che non riaccettano i propri irregolari. “Il loro scopo è farci invadere da questi disperati della terra per fare cassetto elettorale”, ha concluso Vannacci con una gravità che lascia poco spazio all’interpretazione.
In sintesi, quello andato in scena non è stato solo un dibattito, ma la rappresentazione plastica di un’Italia divisa. Da una parte la visione globalista e “buonista” di Fratoianni, dall’altra il nazionalismo pragmatico e ruvido di Vannacci. E a giudicare dalle reazioni, il Generale sembra aver toccato un nervo scoperto nel Paese reale, stanco di retorica e affamato di sicurezza e identità.