“Von der Leyen si scusi, Putin non c’entra con la sfiducia”: l’eurodeputato Piperea minaccia querela
“Scuse o querela”: non usa mezzi termini l’eurodeputato romeno del gruppo Ecr (Conservatori e Riformisti Europei), Gheorghe Piperea, che respinge con forza le accuse di essere stato “ispirato” da Vladimir Putin nella presentazione della mozione di sfiducia contro Ursula von der Leyen. L’eurodeputato ha dato un ultimatum di sette giorni alla presidente della Commissione europea: fornire prove concrete o scusarsi pubblicamente. In caso contrario, Piperea minaccia “azioni legali per danni presso la Corte di Giustizia Ue, coinvolgendo anche i portavoce della Commissione”.
La lettera aperta: “Accuse false e infondate”
Nella sua dura missiva, Piperea accusa la von der Leyen di diffondere “informazioni false” e definisce le dichiarazioni dell’esecutivo Ue e del portavoce Thomas Regnier come “basate su studi non indipendenti”. Secondo l’eurodeputato, le analisi che parlano di un’ingerenza russa nella mozione di censura sarebbero “influenzate dall’esecutivo europeo e finalizzate a screditare il dissenso politico”.
C’è un momento in cui la diplomazia lascia il posto alla nuda verità, e quel momento è arrivato nell’aula del Parlamento Europeo con la voce tonante di Gheorghe Piperea. In un’atmosfera carica di tensione, l’eurodeputato ha sferrato un attacco frontale alla Commissione Europea, sostenendo una mozione di censura che va ben oltre la semplice procedura politica: è un grido di allarme per lo stato della democrazia nel Vecchio Continente.
Il J’accuse: Trasparenza Tradita e Giustizia Ignorata
Al centro del discorso di Piperea non c’è solo la politica, ma una questione morale. “La mozione di oggi parla di fatti gravi, di principi che sono stati infranti”, esordisce il deputato. Il riferimento è pungente e diretto: il cosiddetto “PfizerGate”. Piperea ricorda come la Corte di Giustizia Europea (CGE) abbia emesso sentenze sulla mancanza di trasparenza nei contratti vaccinali, decisioni che, secondo l’accusa, la Commissione avrebbe scelto deliberatamente di non eseguire.
È un passaggio cruciale: quando l’esecutivo europeo ignora le sentenze dei suoi stessi tribunali, chi garantisce più lo stato di diritto? La decisione del Parlamento di fare causa alla Commissione viene descritta come un evento “unico nella storia dell’Unione”, il sintomo di una frattura istituzionale insanabile.

La Centralizzazione del Potere e l’Ombra dell’Abuso
Piperea dipinge un quadro inquietante degli ultimi sei anni: una progressiva e, a suo dire, “abusiva” sottrazione di poteri agli Stati membri. La Commissione, accentrando le decisioni nelle mani della Presidenza, avrebbe violato il sacro principio dei checks and balances (pesi e contrappesi). “Il processo decisionale è diventato opaco e discrezionale”, avverte Piperea, sollevando lo spettro della corruzione.
Non si tratta solo di teoria politica. Le conseguenze, secondo l’eurodeputato, sono tangibili e devastanti per l’economia reale. Una “burocrazia ossessiva”, giustificata spesso con la lotta al cambiamento climatico, starebbe schiacciando le piccole imprese, portandole al fallimento e aumentando il rischio di default per gli Stati sovrani.
L’Industria della Paura
Ma è sul piano sociale e psicologico che l’affondo si fa più duro. “La paura è la nuova valuta”, afferma Piperea con gravità. Secondo la sua analisi, siamo di fronte a un’industria vera e propria, più redditizia di qualsiasi altro business. La gestione delle crisi recenti, dal COVID all’inflazione, non sarebbe stata orientata alla risoluzione dei problemi, ma all’arricchimento di pochi.
“Non è la crisi che distrugge il mondo, ma l’avidità di coloro che cercano di monetizzare quella crisi”, dichiara. L’inflazione fuori controllo viene definita una “bomba sociale”, mentre la povertà e il regresso educativo stanno diventando, tragicamente, la nuova normalità.

Il Monito dall’Est: “Mai Più Totalitarismi”
Il momento più toccante e potente del discorso arriva quando Piperea fa appello alla sua storia personale e a quella del suo Paese, la Romania. “Vengo da un paese che ha avuto 45 anni di esperienza di totalitarismo”, ricorda ai colleghi. La ferita è ancora aperta e la lezione è chiara: i cittadini dell’Europa dell’Est rifiutano qualsiasi modello — sovietico, russo o cinese — che limiti la libertà.
Il paragone implicito è agghiacciante: le attuali derive dell’UE rischiano di riecheggiare quei tempi bui che nessuno vuole rivivere. È un avvertimento che non può essere ignorato, lanciato nel cuore di un’istituzione nata proprio per garantire pace e libertà.
Pulire la “Casa” Comune
La conclusione è un appello all’azione rivolto ai 450 milioni di cittadini europei. Siamo nella “casa” dei cittadini, e loro chiedono di “fare pulizia”. Citando Winston Churchill, Piperea chiude con una frase profetica: “Questo è l’inizio della fine”. La fine, si spera, di un modo di fare politica che ha perso il contatto con la realtà e con i bisogni della gente.
Il discorso di Piperea rimarrà agli atti come uno dei più feroci atti d’accusa contro l’attuale establishment europeo. Resta da vedere se le sue parole cadranno nel vuoto o se innescheranno quella riflessione profonda di cui l’Europa sembra avere disperatamente bisogno.