Travaglio ha dichiarato senza mezzi termini: “Il s.u.i.c.i.d.i.o è stato favorito da Grillo e tradito da Draghi. Questa è la verità sugli ‘o.m.i.c.i.d.i. .d.i. .m.a.s.s.a.’ che nessuno vi ha mai detto”.

In un panorama politico spesso dominato da narrazioni di comodo e memorie corte, l’ultimo editoriale di Marco Travaglio risuona come un tuono a ciel sereno, squarciando il velo di ipocrisia che avvolge le recenti vicende del Movimento 5 Stelle. Con la sua consueta verve chirurgica e un archivio mnemonico infallibile, il direttore del Fatto Quotidiano non si limita a raccontare una cronaca, ma dipinge un affresco impietoso della trasformazione di Beppe Grillo e della resistenza stoica di Giuseppe Conte. Quella che emerge è una storia di ascesa, trionfi, e di un declino morale innescato proprio da chi quel sogno l’aveva generato.
Dalle Piazze al Palazzo: L’Ascesa di un Sogno
Per comprendere il presente, Travaglio ci costringe a riavvolgere il nastro di trent’anni. Ricorda un Grillo diverso, quello che “spaccava i computer sul palco” e che, grazie alla visione profetica di Gianroberto Casaleggio, trasformò la rabbia in partecipazione. Erano gli anni del blog beppegrillo.it, il nono più influente al mondo, incubatore di battaglie civili che sembravano utopie e che invece divennero leggi: l’abolizione dei costi di ricarica, la lotta contro i “Tango Bond”, l’ambientalismo scientifico. Era l’epoca dei “V-Day”, oceaniche adunate di popolo dove il “Vaffanculo” non era un insulto gratuito, ma un grido di liberazione contro una casta di pregiudicati seduti in Parlamento.
Travaglio sottolinea con amarezza come quella spinta propulsiva, capace di portare centinaia di migliaia di persone in piazza senza l’appoggio di mezza televisione, si sia scontrata fin da subito con il muro di gomma dell’informazione mainstream. Giornali e telegiornali, terrorizzati dal nuovo che avanzava, bollarono il movimento come antipolitico, fascista, volgare. Eppure, quel movimento cresceva, nutrito non da ideologie stantie di destra o sinistra, ma da idee concrete: acqua pubblica, mobilità sostenibile, connettività.
L’Era Conte e la Maturità di Governo
Il salto di qualità, spiega Travaglio, avviene con l’ingresso in scena di Giuseppe Conte. Un “professore avvocato” che si ritrova a gestire un Paese in uno dei momenti più bui della sua storia recente. Sotto la sua guida, il Movimento 5 Stelle realizza gran parte del suo programma storico: il Reddito di Cittadinanza, lo Spazzacorrotti, il Decreto Dignità. Conte diventa il punto di riferimento dei progressisti, l’uomo che, secondo le parole dello stesso Grillo di allora, “ha ridato all’Italia la dignità perduta”.
Ma è proprio qui, all’apice del successo politico e morale, che inizia il dramma shakespeariano. Travaglio ricostruisce minuziosamente i due “conticidi”, i tentativi di abbattere il leader che stava diventando troppo popolare e troppo autonomo. Se il primo, orchestrato da Salvini col Papeete, fallisce, il secondo va a segno grazie a una convergenza di interessi spaventosa che vede in Matteo Renzi l’esecutore materiale e in Mario Draghi il beneficiario finale.
Il Tradimento di Draghi e la Complicità di Grillo
È la parte più dolorosa e rivelatrice dell’analisi di Travaglio. Il direttore racconta di come Grillo, un tempo fiero oppositore dell’establishment, si sia fatto “infinocchiare” da Draghi, avallando la nascita di un governo che avrebbe smantellato pezzo dopo pezzo le conquiste del M5S. Mentre Conte teneva la schiena dritta, rifiutandosi di piegarsi ai diktat dei poteri forti, Grillo tesseva trame telefoniche con l’ex banchiere centrale. “Liberati di Conte”, suggeriva Draghi. E Grillo, sedotto o confuso, sembrava prestare orecchio.
Il risultato? Un disastro politico. Il M5S perde consensi, le riforme vengono cancellate (addio alla giustizia, attacco al Superbonus), e il movimento si spacca, culminando nella scissione di Di Maio. Travaglio è netto: se il Movimento è sopravvissuto a questa tempesta perfetta, lo deve solo alla tenacia di Conte che, lavorando gratis e senza sosta, ha resuscitato un partito dato per morto, riportandolo a percentuali dignitose nelle elezioni successive.
Il Padre Padrone e la Sindrome del Bambino
Arriviamo così ai giorni nostri, al triste spettacolo di un Grillo che sembra non accettare di essere diventato irrilevante nella gestione quotidiana del partito. Travaglio lo descrive con un’immagine potentissima: come “i bambini dell’oratorio che, quando non gli passano la palla perché sono delle pippe, scappano via con la palla così altri non giocano”.
Le richieste di Grillo appaiono, agli occhi del giornalista, surreali e ipocrite. Lui, il garante delle regole, che pretende deroghe per sé (il mandato a vita, il compenso da 300.000 euro) mentre impone limiti agli altri. Lui che parla di “estinzione” del movimento proprio ora che Conte sta cercando di rilanciarlo con un’Assemblea Costituente democratica e partecipata. È il paradosso di un fondatore che diventa il principale sabotatore della sua creatura, invidioso forse di una leadership, quella di Conte, che ha saputo unire competenza e popolarità dove lui offriva solo caos e intuizioni geniali ma disordinate.
Conclusione: L’Ultimo Vaffanculo
L’articolo si chiude con una prospettiva futura che sa di sfida. Conte sta trasformando il M5S in una forza politica matura, capace di governare regioni come la Sardegna e di fare opposizione costruttiva. Grillo, invece, rischia di rimanere isolato nella sua torre d’avorio, a lanciare anatemi che non spaventano più nessuno.
Travaglio ci lascia con una riflessione amara ma necessaria: la politica non è fatta di gratitudine, ma di fatti. E i fatti dicono che oggi c’è un uomo, Conte, che lavora per il bene comune, e un altro, Grillo, che sembra lavorare solo per il proprio ego. E se Grillo dovesse ostinarsi in questa guerra fratricida, forse l’ultimo, definitivo “Vaffanculo” della base potrebbe essere indirizzato proprio a lui, chiudendo un cerchio aperto trent’anni fa. Un epilogo triste per una storia straordinaria, ma forse l’unico modo per permettere a ciò che di buono è stato seminato di continuare a crescere.