VANNACCI INFIAMMA LA PIAZZA A REGGIO CALABRIA: “MANDIAMO A CASA IL PARTITO DEMOCRATICO”

Il vento e il mare dello Stretto hanno accolto Roberto Vannacci a Reggio Calabria, ma è stato il Generale a scatenare la vera tempesta. In una piazza gremita e vibrante, il leader della Lega ha tenuto un comizio che definire “infuocato” sarebbe riduttivo. Non è stata una semplice tappa elettorale, ma una vera e propria chiamata alle armi (metaforiche, s’intende, ma non per questo meno potenti) per “liberare” la Calabria e l’Italia intera dalla morsa della sinistra.
Con lo sfondo suggestivo della “punta dello stivale”, Vannacci ha trasformato il paesaggio geografico in un simbolo politico: da qui, ha promesso, partirà il calcio che accompagnerà “dolcemente” la sinistra fuori dai palazzi del potere.
Sicurezza: Tolleranza Zero e Galera
Il primo affondo, chirurgico e brutale, è stato sul tema della sicurezza. Vannacci ha portato Bruxelles a Reggio Calabria, smascherando quella che definisce l’ipocrisia della sinistra europea. “Per noi i criminali vanno in galera”, ha tuonato, senza se e senza ma. Una visione del mondo che cozza frontalmente con quella dei “sittini” e del garantismo a senso unico denunciato dal Generale.
Per Vannacci, la sicurezza non è un concetto astratto, ma la difesa del cittadino onesto, quello che “si alza alle 4 del mattino” per tirare avanti la carretta. E qui il legame con l’immigrazione è stato diretto, privo di filtri politicamente corretti. Citando statistiche allarmanti sui reati commessi da stranieri, ha accusato la sinistra di votare contro ogni misura di contenimento, dalle barriere fisiche ai rimpatri condizionati. “Se qualcuno vuole venire a casa mia, prima bussa e poi entra”, ha ribadito, rispolverando un concetto di sovranità domestica che la piazza ha accolto con ovazioni.
Economia: “Più Tasse per Tutti”
Se sulla sicurezza i toni sono stati duri, sull’economia sono diventati sarcastici e feroci. Vannacci ha rispolverato il celebre slogan di Cetto La Qualunque, “più pilu per tutti”, per ribaltarlo contro gli avversari: la proposta della sinistra, ha detto, è “più tasse per tutti”.
Contro la logica dell’assistenzialismo e del Reddito di Cittadinanza, definito “elemosina di Stato”, il Generale ha contrapposto l’orgoglio del lavoro e l’intraprendenza calabrese. “Vogliamo scatenare la genialità dei calabresi”, ha urlato, promettendo un’economia fondata sul merito e sulla produzione, non sul divano e sulla televisione. È un appello all’orgoglio del Sud che vuole lavorare e non essere mantenuto, una narrazione che sfida decenni di retorica meridionalista lamentosa.
Il Ponte e l’Impero Romano
Ma il passaggio forse più visionario è stato quello sulle infrastrutture. Vannacci ha paragonato il Ponte sullo Stretto alle grandi strade consolari dell’Impero Romano. “Prima conquistavano con il filo della spada e poi costruivano le strade”, ha ricordato, sottolineando come l’infrastruttura non sia solo cemento, ma il volano di civiltà, commercio e cultura.
Le obiezioni benaltriste (“prima tappiamo le buche”) sono state liquidate come “prese per i fondelli”. Per il Generale, il Ponte è l’opera che connetterà la Calabria non solo all’Europa, ma “al mondo intero”, portando capitali e turismo. Una visione imperiale che mira a restituire dignità e centralità a una terra troppo spesso considerata periferica.
L’Europa Nemica e la Pace di Trump

Vannacci non ha risparmiato stoccate all’Unione Europea “trazione socialdemocratica”, colpevole del caro energia che strangola famiglie e imprese. La sua analisi geopolitica è stata netta: la guerra a oltranza voluta dalla sinistra ci sta impoverendo, mentre l’unico che ha cercato seriamente la pace è stato Donald Trump.
Un attacco a tutto campo contro il Green Deal, accusato di aver desertificato l’industria italiana in nome di un ambientalismo ideologico che preferisce la “natura selvaggia” al lavoro dell’uomo. E poi l’agricoltura: viticoltori, olivicoltori, produttori di energia idroelettrica… tutte categorie che, secondo Vannacci, sono state tradite dai voti contrari della sinistra a Bruxelles.
La Stoccata Finale: Tridico e San Michele
Il gran finale è stato un crescendo rossiniano di sarcasmo e misticismo. Vannacci ha ridicolizzato Pasquale Tridico, candidato governatore avversario, per aver dichiarato che il suo primo atto sarebbe stato il riconoscimento della Palestina. “Bene, bravo Tridico!”, ha ironizzato il Generale, proponendo di mandarlo all’ONU a risolvere i problemi del mondo, mentre la Lega si occuperà dei problemi reali dei calabresi.

E per chiudere, l’invocazione che dà il titolo a questa cronaca. Ricordando la festa di San Michele Arcangelo, protettore della polizia e dei paracadutisti, Vannacci ha evocato l’immagine del santo che caccia il demonio. “Cacciamo la sinistra dalla Calabria!”, ha gridato, unendo sacro e profano in un appello che ha infiammato definitivamente la piazza.
Roberto Vannacci ha dimostrato ancora una volta di saper toccare le corde profonde dell’elettorato, mescolando temi concreti e simboli potenti, rabbia e orgoglio. Da Reggio Calabria parte un messaggio chiaro: la sfida non è solo politica, è una battaglia tra il “demonio” delle tasse e dell’insicurezza e l'”angelo” della sovranità e del lavoro. E il 5 e 6 ottobre sarà il giorno del giudizio.