L’ultima apparizione televisiva di Giuseppe Conte nel salotto di Di Martedì su La7 ha lasciato, a voler essere gentili, un senso di profondo sconcerto. Intervistato da Giovanni Floris, il leader del Movimento 5 Stelle si è trovato a dover rispondere a domande cruciali sul futuro della sua opposizione e, soprattutto, sulle eredità pesanti del suo governo, in particolare il tanto discusso Superbonus. Quello che ne è emerso non è stato un piano politico coerente o una difesa basata sui fatti, ma un mix di vittimismo, matematica elettorale zoppicante e, cosa più grave, affermazioni che sanno di pura invenzione pur di non ammettere i propri errori.
L’Impossibile Matematica del “Campo Largo”
La prima questione spinosa affrontata da Floris è stata quella della strategia elettorale: “Come pensa di battere Giorgia Meloni?”. La risposta di Conte è stata un’ammissione di debolezza mascherata da speranza. “Da solo certamente no”, ha confessato, “ma con tutte le forze progressiste assolutamente sì”. Qui però casca l’asino, o meglio, crolla il pallottoliere. Conte parla di un progetto serio con il Partito Democratico e Alleanza Verdi e Sinistra (AVS), escludendo categoricamente le forze di centro come Italia Viva di Renzi e Azione di Calenda.
Analizzando i numeri reali, questa strategia è un suicidio politico annunciato. Il cosiddetto “Campo Largo”, quel cartello elettorale messo in piedi con l’unico collante dell’anti-melonismo, ha una possibilità numerica di competere con il centrodestra solo se imbarca tutti, Renzi e Calenda compresi. Senza quel 5-6% che il centro porta in dote, la coalizione progressista parte già sconfitta, rimanendo diversi punti percentuali sotto la coalizione di governo. Eppure, Conte continua a vendere l’illusione di poter vincere lasciando fuori pezzi fondamentali dell’aritmetica elettorale, parlando di “compagni affidabili” che si scoprono volta per volta. Un approccio che sembra ignorare la realtà dei sondaggi pur di mantenere una purezza ideologica che non porta voti sufficienti per governare.
Il Ritornello del Controllo Mediatico
Non potendo spiegare la solidità del consenso di Giorgia Meloni con argomenti politici, Conte è ricorso al vecchio cavallo di battaglia del controllo dell’informazione. Secondo l’ex premier, per la Meloni è “facile” avere consenso perché il governo controllerebbe, direttamente o indirettamente, “almeno l’80% dell’informazione, TV e carta stampata”.

È un’affermazione che serve a deresponsabilizzare l’opposizione. È molto più comodo dire che gli italiani sono “manipolati” dalle TV piuttosto che ammettere che la proposta politica del governo sta riscuotendo fiducia o che l’opposizione non ha argomenti convincenti. Gridare al regime mediatico è il rifugio sicuro di chi non riesce a bucare lo schermo con proposte credibili.
Superbonus: La “Truffa” della Difesa di Conte
Ma il momento più basso, e forse più rivelatore, dell’intervista è arrivato quando si è toccato il tasto dolente del Superbonus. Floris ha citato la notizia fresca di cronaca dell’ennesima truffa scoperta: altri 10 milioni di euro spariti nel nulla grazie alle maglie larghe dei bonus edilizi, la misura bandiera del governo Conte.
Di fronte a un fatto concreto – i soldi dei contribuenti rubati – ci si aspetterebbe un’assunzione di responsabilità o almeno un’analisi critica su cosa non ha funzionato nella scrittura della legge. Invece, Conte ha scelto la via dell’attacco preventivo e dell’invenzione. Ha definito le critiche del governo al Superbonus come “un’ipocrisia indecente”, lanciando poi la bomba: “La metà della squadra di governo ha usufruito del superbonus e dei bonus edilizi”.
Fermiamoci un attimo ad analizzare questa frase. È di una gravità inaudita. Conte sta affermando che su circa 68 membri dell’esecutivo (tra Presidente, vicepremier, ministri e sottosegretari), ben 34 persone avrebbero ristrutturato casa con i soldi dello Stato mentre ora criticano la misura.
La domanda sorge spontanea: Conte ha le prove? Ha in mano la lista dei lavori edilizi di Tajani, Salvini o dei sottosegretari? Chi gli ha fornito questi dati sensibili? La risposta più probabile, suffragata dal buon senso e dalla mancanza di qualsiasi riscontro fattuale, è che Conte se lo sia semplicemente inventato. È il classico “frottolone” lanciato nel dibattito per confondere le acque.
La Logica Distorta: Usare una Legge non Vieta di Criticarla
Ma andiamo oltre. Anche ammettendo per assurdo che qualcuno nel governo abbia usufruito dei bonus, questo rende illegittima la critica politica? Assolutamente no. È un’equazione fallace. Un cittadino (o un politico) rispetta le leggi vigenti. Se c’è un incentivo, è lecito usarlo. Questo non toglie che, dopo averne visto gli effetti devastanti sui conti pubblici o le truffe che ne derivano, quella stessa persona non possa dire: “Questa legge era sbagliata, ha sprecato denaro pubblico e va cambiata”.

Come ha sottolineato Mario Draghi, e come ribadisce la cronaca giudiziaria ogni settimana, il problema del Superbonus e del Reddito di Cittadinanza non era nell’idea astratta, ma nel come sono state scritte le leggi. Erano scritte male, da persone senza l’esperienza necessaria, lasciando voragini normative in cui i truffatori si sono tuffati a capofitto. Criticare questo disastro legislativo è un dovere di chi governa oggi, indipendentemente dal fatto che abbia o meno cambiato le finestre di casa tre anni fa.
Usare l’argomento “lo avete usato anche voi” è un’arrampicata sugli specchi degna di un manuale di disperazione politica. Serve a non rispondere alla domanda vera: perché avete scritto una legge che ha permesso truffe per miliardi di euro?
La Sinistra e la Sindrome di Pinocchio
L’atteggiamento di Conte si inserisce in un filone narrativo che sembra aver contagiato l’intera opposizione. Assistiamo a una gara a chi la spara più grossa. Abbiamo visto le polemiche sulle finte interviste di Borsellino e Falcone usate per manipolare l’opinione pubblica sulla riforma della giustizia. Abbiamo sentito il PD dare numeri fantascientifici sull’affluenza ai gazebo o inventare cifre sui costi dei centri migranti in Albania (parlando di 1 miliardo quando la spesa reale è una frazione di quella cifra).
La strategia sembra essere: se la realtà non ci piace, inventiamone un’altra. Se i numeri ci danno torto, ne diamo di falsi. Conte che imita la Schlein, e la Schlein che imita Conte, in una spirale di dichiarazioni che si allontanano sempre di più dai fatti concreti.
Conclusione
L’intervista a Di Martedì ci ha restituito l’immagine di un leader in difficoltà. Giuseppe Conte non sa come risolvere il rebus delle alleanze senza perdere la faccia, non sa come giustificare il consenso degli avversari se non gridando al complotto mediatico, e soprattutto non sa come difendere i provvedimenti del suo governo se non inventando accuse contro chi oggi cerca di mettere una toppa ai buchi di bilancio creati proprio da quelle misure.
Le truffe del Superbonus sono fatti. I costi esorbitanti per lo Stato sono fatti. Le bugie di chi dice “metà governo lo ha usato” senza portare prove sono, appunto, solo parole al vento. E gli italiani, che quei buchi di bilancio li pagheranno per anni, meritano risposte molto più serie di queste.