In una sessione di discussione ad altissima tensione alla Camera dei Deputati, l’atmosfera politica è stata surriscaldata dal discorso potente ed emotivo di Federico Cafiero De Raho. Non più solo parole diplomatiche, ma il grido di un uomo che ha dedicato la vita alla giustizia – come ex Procuratore Nazionale Antimafia – e che ora espone un paradosso doloroso che sta erodendo la sicurezza nazionale: quando la legge, invece di proteggere i cittadini, diventa involontariamente uno scudo per i criminali.
Il grande inganno chiamato “Sicurezza”
Aprendo il suo intervento, De Raho non ha esitato a puntare il dito direttamente contro la destra, coloro che hanno fatto della sicurezza del Paese un pilastro fondamentale della loro politica. Ha smascherato quella che appare come una contraddizione nelle loro azioni: parlate di sicurezza, ma nei fatti cosa state facendo?
Il nodo centrale su cui l’ex magistrato ha insistito è il meccanismo della “procedibilità a querela” applicato a una serie di reati gravi dal 2022. Un termine tecnico che può sembrare arido, ma le cui conseguenze reali sono devastanti per la vita quotidiana delle persone comuni.
Quando la Polizia è “legata” sulla scena del crimine
Immaginate questo scenario: un borseggiatore professionista viene colto in flagrante su un treno o un autobus. Oppure un ladro viene fermato dopo aver svaligiato un appartamento. Secondo logica, lo Stato dovrebbe intervenire immediatamente per punire il colpevole. Invece no. Con le norme attuali denunciate da De Raho, le forze dell’ordine devono… aspettare.
La polizia deve procedere all’arresto, ma poi ha l’obbligo di rintracciare la persona offesa – che ha il diritto di querela – e chiederle se vuole procedere o meno. Se nelle 48 ore non riescono a trovarla, sono costretti a scarcerare il criminale. “Non è pensabile che lo Stato rimetta alla volontà del privato la tutela di un diritto costituzionalmente garantito”, ha tuonato De Raho.
La lista nera dei crimini “ignorati”
Ciò che lascia l’opinione pubblica sgomenta è l’elenco dei reati che cadono in questa “zona grigia”. Non si tratta solo di scaramucce, ma di crimini che includono:
-
Sequestro di persona: Un reato gravissimo che toglie la libertà a un individuo. Può la vittima di un sequestro essere nelle condizioni di sporgere querela immediatamente?
-
Furti: Furti d’auto, di ciclomotori, furti in abitazione e merce esposta nei negozi.
-
Violenza privata e Violazione di domicilio: Atti che minacciano direttamente l’incolumità e l’intimità delle famiglie.
De Raho ha argomentato con fermezza che questi reati richiedono l’intervento dello Stato senza che la persona offesa debba esporsi in prima persona.
Sicurezza reale o strumento politico?
L’indignazione di De Raho ha raggiunto l’apice quando ha messo a nudo l’incoerenza della controparte politica. Mentre si propongono misure come il DASPO o decreti come il “Caivano” nel disegno di legge sicurezza, si ignora la necessità fondamentale della procedibilità d’ufficio per questi reati predatori.

“Se votate contro, significa che voi non siete realmente per la sicurezza dei cittadini, ma utilizzate la sicurezza solo strumentalmente per altri fini”, ha concluso De Raho, lanciando un’accusa pesantissima.
Un appello alla coscienza
Il discorso non è stato solo una critica, ma una richiesta d’azione urgente. L’obiettivo è semplice: tradurre in “procedibilità d’ufficio” ciò che oggi richiede la querela di parte. Ciò significa che quando avviene un reato, lo Stato deve agire automaticamente per proteggere i cittadini, perché questa è la sua funzione primaria.
In un momento in cui i furti e la criminalità di strada sono una preoccupazione crescente, il messaggio di Federico Cafiero De Raho risuona più forte che mai. La sicurezza non risiede nelle promesse elettorali, ma nella capacità di applicare la giustizia senza esitazioni. I cittadini hanno bisogno di uno Stato forte che li protegga, non di una burocrazia che guarda i criminali uscire liberi perché manca una firma su un modulo.