Sotto i riflettori del “Carlo Castellani – Computer Gross Arena”, in un lunedì sera che prometteva scintille per la tredicesima giornata di Serie A Enilive 2024/25, è andata in scena una rappresentazione calcistica che ha mescolato sapientemente illusione e pragmatismo, estetica e fisicità. Empoli e Udinese si sono spartite la posta in palio, un 1-1 che, se da un lato muove la classifica di entrambe, dall’altro lascia dietro di sé una scia di “se” e di “ma”, specialmente per i padroni di casa, accarezzati a lungo dal sogno della vittoria prima di essere risvegliati dalla dura realtà imposta dai friulani.

L’Atmosfera e l’Avvio Tattico
La partita si è aperta in un clima di studio reciproco, quasi come se le due compagini, coscienti dell’importanza della posta in palio per consolidare una posizione di metà classifica tranquilla, avessero paura di scoprirsi troppo presto. L’Empoli di Roberto D’Aversa, schierato con un 3-4-2-1 compatto e pronto a ripartire, ha cercato fin da subito di prendere in mano il pallino del gioco, sfruttando la spinta sulle fasce. Dall’altra parte, l’Udinese di Kosta Runjaic, reduce da tre sconfitte consecutive che avevano minato le certezze di inizio stagione, si presentava con un atteggiamento inizialmente più guardingo, affidandosi alla qualità di Thauvin e alla fisicità dei suoi corazzieri.
I primi minuti sono scivolati via senza grossi scossoni, interrotti solo da qualche fiammata improvvisa. L’Empoli ha provato a pungere, colpendo anche la parte alta della traversa con un cross insidioso che ha fatto correre il primo brivido lungo la schiena di Okoye. Ma era solo il preludio a ciò che sarebbe accaduto poco dopo, quando il talento individuale ha deciso di rompere l’equilibrio tattico.
Il Lampo di Pellegri: La Rinascita Continua
Il cronometro segnava il minuto 23 quando la partita ha subito la sua prima, violenta scossa. L’azione è partita dai piedi di Liberato Cacace, uno dei più attivi sulla corsia mancina. Il terzino neozelandese ha lavorato un ottimo pallone, servendo Pietro Pellegri al limite dell’area. Quello che è successo dopo è la fotografia di un giocatore finalmente ritrovato, mentalmente e fisicamente.
Pellegri, con una protezione della palla magistrale, si è liberato dalla marcatura asfissiante di Bijol. Con un movimento fluido, una girata fulminea, ha lasciato partire un destro rasoterra velenoso e potente. La palla, precisa come un colpo di biliardo, si è infilata all’angolino, rendendo vano il tentativo di intervento di Okoye. 1-0 per l’Empoli. Il Castellani è esploso in un boato liberatorio.

Per l’attaccante ex Torino e Monaco, questo gol ha un sapore dolcissimo: è la terza rete consecutiva in campionato, un record personale che non aveva mai raggiunto in una singola stagione di Serie A. Un segnale inequivocabile: Pellegri non è più solo una promessa tormentata dagli infortuni, ma una risorsa letale su cui D’Aversa può costruire le fortune offensive della sua squadra.
La Reazione Friulana e il Dominio Territoriale
Il gol subito ha avuto l’effetto di una sveglia per l’Udinese. Feriti nell’orgoglio e spaventati dallo spettro della quarta sconfitta di fila, i bianconeri hanno cambiato marcia. Florian Thauvin, capitano e faro tecnico della squadra, si è caricato i compagni sulle spalle, cercando di inventare calcio tra le linee strette della difesa toscana.
La seconda metà del primo tempo ha visto un’Udinese crescere esponenzialmente nel possesso palla, costringendo l’Empoli ad abbassare il baricentro. Tuttavia, la difesa azzurra, guidata da un attento Ismajli e da un Vasquez sempre vigile tra i pali, ha retto l’urto, andando al riposo con il prezioso vantaggio. D’Aversa sapeva però che la ripresa sarebbe stata una sofferenza, una trincea da difendere con le unghie e con i denti.
La Mossa di Runjaic e il Pareggio di Davis
Al rientro dagli spogliatoi, l’Udinese non ha perso tempo. Runjaic ha ridisegnato la squadra, cercando maggiore peso offensivo e ampiezza. Il monologo bianconero è diventato via via più assordante. L’Empoli, forse troppo schiacciato dalla paura di vincere o semplicemente esausto per il grande dispendio di energie del primo tempo, ha faticato a ripartire, limitandosi a contenere le ondate avversarie.
Lovric e Thauvin hanno provato più volte a scardinare la retroguardia toscana, ma mancava sempre l’ultimo tocco, la zampata decisiva. Fino al minuto 76. La svolta è arrivata da un calcio d’angolo, una delle armi preferite della formazione friulana, nota per la sua stazza fisica.
Dalla bandierina, la parabola disegnata da Lovric è stata perfetta. A centro area, come un gigante tra i bambini, è svettato Keinan Davis. L’attaccante inglese, subentrato e desideroso di lasciare il segno, ha impattato il pallone con una forza e una precisione devastanti. Il suo colpo di testa non ha lasciato scampo a Vasquez: 1-1.
Un gol pesantissimo, quello di Davis, che non solo ha evitato la sconfitta, ma ha anche interrotto l’emorragia di risultati negativi dell’Udinese. La sua esultanza rabbiosa ha raccontato tutto il peso che la squadra si stava portando dietro in queste settimane difficili.
Il Finale: Brividi e Recriminazioni
Gli ultimi minuti sono stati un mix di stanchezza e tentativi disperati. L’Udinese, galvanizzata dal pareggio, ha provato addirittura a vincerla, spingendo sull’acceleratore contro un Empoli ormai alle corde. C’è stato spazio anche per le polemiche, con un check del VAR per un presunto fallo di mano in area empolese, poi giudicato non punibile, che ha tenuto tutti col fiato sospeso.
L’occasione più clamorosa nel finale è stata sventata da un intervento prodigioso di Mattia Viti, che con un tuffo disperato ha anticipato proprio Davis, pronto a battere a rete per la doppietta personale. Un salvataggio che vale quanto un gol e che ha permesso all’Empoli di blindare almeno il pareggio.
Conclusioni: Un Punto che Muove Tutto e Niente
Al triplice fischio dell’arbitro Marinelli, il tabellone recitava un pareggio che, a conti fatti, rispecchia quanto visto in campo. L’Empoli può recriminare per non aver saputo gestire il vantaggio e per aver concesso troppo campo nella ripresa, ma deve anche applaudire la continuità di rendimento di un Pellegri in stato di grazia. L’Udinese, dal canto suo, porta a casa un punto di carattere, dimostrando di saper reagire alle difficoltà e di avere in rosa alternative importanti come Davis, capaci di cambiare le partite in corso d’opera.
In classifica, le due squadre restano vicine, a braccetto in quella zona tranquilla che è l’obiettivo minimo stagionale. Ma la sensazione, uscendo dal Castellani, è che entrambe abbiano mostrato lampi di un potenziale superiore, frenato solo dalla paura di perdere. Per D’Aversa e Runjaic c’è ancora molto lavoro da fare, ma la strada tracciata sembra quella giusta.